21 febbraio 1945
Il 20 febbraio si riunisce a Nus un forte contingente di nazifascisti: ucraini, tedeschi e un distaccamento della GNR. L’obiettivo è La Morgnetta (1835 m), sede della Lexert. Il contingente riesce ad accerchiare la base dei partigiani. Giovanni Minuzzo il mattino del 21 febbraio esce, nella neve, dall’edificio per prendere l’acqua: di fronte a lui ci sono un maresciallo tedesco e un soldato con un lanciafiamme. Minuzzo cammina all’indietro a braccia alzate, urla per dare l’allarme ai compagni e si getta nel ripido pendio riuscendo a salvarsi. Renato Chiari, Gianfranco Sarfatti (Gaddo), Valerio Betti e altri iniziano a far fuoco con i mitra. Betti e Gaddo sono però colpiti mortalmente. Vienne uccisa anche Maria Gecchele e stessa sorte tocca al suo compagno Mario Caiazzo nel tentativo di soccorrerla. Occupato l’edificio, i tedeschi gli danno fuoco. I tedeschi contano un solo morto, un sergente tedesco. «A battaglia finita i nazi-fascisti non troveranno armi, ma le spoglie di Aquila, Mirko, Dottore e Maria, caduti per la libertà ed il riscatto d’Italia, e la pista dei feriti, rossa nella neve. Bocetta, Stanga, Max, Clos e Franco hanno la pelle bucata; ma il tragico bilancio non è ancora finito: ai caduti ed ai feriti si aggiungono i congelati: Gabbia, Giovanni, Valassa, Rossini e Dardo. Ed ora non c’è più accampamento, non più viveri, non più vestiti».
Mappa 4 - punto 33